150° anniversario della nascita di Guglielmo Marconi: Intervista al Presidente del Consiglio d'Istituto Luca Sestili

Scritto da Arianna Sestili - Redazione Blog   

In occasione del 150esimo anniversario dalla nascita di Guglielmo Marconi, Arianna Sestili, alunna della classe 5^ B Esabac - Liceo Linguistico, intervista il Presidente del Consiglio d’Istituto Luca Sestili, speaker radiofonico di successo

Da quanto tempo lavori in radio?

Lavoro alla radio da giugno 2005, quindi da quasi 19 anni.

Com’è nata la tua passione?

La mia passione per la radio è nata proprio facendo la radio. Io non nasco come conduttore radiofonico, ma come conduttore in generale. Ho iniziato con gli eventi dal vivo, poi ho fatto un po’ di tv finché un giorno, durante un evento, mi hanno notato e mi hanno chiesto se avevo voglia di provare a fare radio. All’inizio ho pensato: “Ho lavorato col pubblico, ho lavorato con le telecamere, la radio sarà una passeggiata”… In realtà non era proprio così: alla radio non esistono pause teatrali, espressioni del viso, bisogna sempre avere qualcosa da dire. Per fortuna gli argomenti non mi mancano!

Com’è cominciata la tua carriera?

Ho sempre avuto l’aspirazione di fare il “trascinatore di masse”. Da piccolo mi ero messo in testa di diventare un prete, ma poi ho cambiato repentinamente idea quando mi hanno spiegato le varie “privazioni” a cui andavo incontro!

Così ho trasferito la mia “vocazione” all’impegno di rappresentante di classe e d’Istituto ai tempi della scuola. Nello stesso tempo guardavo con ammirazione assoluta due grandi della conduzione televisiva: Corrado e Fabrizio Frizzi. A loro, seppur inarrivabili, mi sono sempre ispirato per professionalità, simpatia, genuinità e senso dell’humor. Così nei primi Anni 90 mi sono cimentato nelle prime esperienze di palcoscenico nella mia parrocchia e nella mia Grottammare. Capii subito che non avrei mai fatto il ragioniere e che lo spettacolo “doveva” essere il mio mestiere!

Cosa ne pensi della Radio in questo momento? Com’era, com’è e verso quale

direzione sta andando?

Inutile negare che con l’ingresso nell’era delle piattaforme digitali la radio ha subito un colpo piuttosto pesante. Così le emittenti radiofoniche si sono trovate di fronte a un bivio: gettare la spugna, provare a intraprendere una metamorfosi nel tentativo di emulare le piattaforme digitali sacrificando la parte comunicativa a beneficio della parte prettamente musicale oppure tentare coraggiosamente di perseverare. Ecco, Radio Azzurra, l’emittente per cui lavoro da quasi due decenni, ha deciso con fermezza di perseverare, mantenendo un’attenzione ai gusti musicali degli ascoltatori, senza sacrificare l’interazione con gli stessi. La scelta è stata lungimirante: Radio Azzurra è stata premiata dagli ascolti raggiungendo il traguardo di prima emittente delle Marche! La radio non deve e non dovrà mai essere un surrogato delle piattaforme digitali ma, semplicemente, una valida alternativa. La possibilità per un ascoltatore di interagire e di comunicare attraverso la magia del mezzo radiofonico è qualcosa che non potrà mai avere uguali nell’universo della comunicazione e dell’intrattenimento. Un vecchio slogan di Radio Azzurra lo ribadisce da oltre trent’anni: “tu l’ascolti, lei ti ascolta”.

Ti è mai capitato di fare un errore?

Più che un errore si tratta di un incidente di percorso. In tanti nel corso degli anni mi hanno chiesto molte volte come facessi a svegliarmi così presto tutte le mattine. In realtà devo confessare che una volta, nei primi anni di trasmissione, particolarmente in debito di riposo, spensi la sveglia e mi svegliai naturalmente alle 6:53 (me lo ricordo benissimo!). Mi vestii al volo, mi sciacquai il viso e, ancora solo parzialmente consapevole, volai in macchina! Nel frattempo, dopo il giornale radio delle 7, partì la sigla e il mio capo si fece trovare al microfono al mio posto annunciando: “Buongiorno a tutti! Non sono Luca Sestili! Il nostro Luca sta arrivando… purtroppo questa mattina è rimasto imbottigliato nel traffico!” Mai scusa fu poco credibile come quella! Avete idea di quanto traffico possa esserci nel tratto di Statale tra Grottammare e San Benedetto tra le 6:30 e le 7 del mattino? Da quella volta, letteralmente terrorizzato dall’idea di non svegliarmi, punto sul mio smartphone la bellezza di 6 sveglie consecutive ad intervallo di 10 minuti l’una dall’altra!

Hai una diretta radiofonica che ti è rimasta particolarmente impressa?

Ce ne sarebbe più di una. Mi limito a ricordarne un paio. La sera del 21 dicembre 2012 realizzai una trasmissione straordinaria in occasione del giorno stabilito dalle profezie delle popolazioni Maya per la fine del mondo. Un contenitore con tanti ospiti in collegamento all’insegna dell’ironia, della comicità e della goliardia per esorcizzare la paura aspettando la mezzanotte per poi chiudere la diretta con un sospirato “fuori pericolo”. 

Quella che, però, considero la trasmissione più indimenticabile e più difficile che io abbia mai condotto è quella puntata del mio “Radiosveglia” durante la quale mi hanno comunicato che mio padre, ricoverato da qualche giorno in ospedale, era volato in cielo. Ho provato più volte a rientrare in diretta senza tuttavia riuscirci. Le parole si fermavano in gola. Tante volte la mia sensibilità e i miei sentimenti sono stati messi alla prova, ma quella fu l’unica volta in cui la legge del “the show must go on” non ha avuto nessun valore.

Forte è il tuo legame con il Capriotti. Da studente dell’ITC a Presidente del Consiglio d’Istituto. Com’è cambiata la scuola da lì ad ora?

Credo che ogni essere umano debba investire una parte del suo tempo nel volontariato. Da quando le mie figlie hanno iniziato il loro percorso scolastico ho semplicemente scelto di dedicare quel frammento della mia vita impegnandomi all’interno della scuola. Al Capriotti in particolare, che è stata anche la mia scuola, oltre al desiderio di mettermi a disposizione mi legava e mi lega un sentimento particolare. Ogni volta che in passato avevo la possibilità o semplicemente la “scusa” per tornarci, per me era sempre una grande emozione, come quella volta in cui mi hanno chiesto di consegnare i diplomi ai ragazzi della maturità o quella volta in cui sono tornato nelle vesti di giudice di ITC’S GOT TALENT. Sedermi ancora una volta in Consiglio d’Istituto mi ha fatto tornare a quando ero a quel tavolo nelle vesti di rappresentante degli studenti. Sembra una frase fatta e da “boomer”, ma… erano altri tempi! Eravamo più incoscienti ma anche più determinati, più trasgressivi ma anche più rispettosi. Credo che oggi l’esperienza studentesca, con le attuali comunicazioni e l’evoluzione esponenziale della tecnologia, sia più facile e più appagante. Di una cosa però sono certo: negli Anni ‘90 nei corridoi del Capriotti ci batteva il cuore e di quei giorni lunghi, faticosi ma fantastici, ognuno di noi ha tratto una parte fondamentale del proprio essere uomo, professionista e genitore. Per me, almeno, è assolutamente così!

Quale consideri l’apice della tua carriera, il traguardo da raggiungere?

Il traguardo più ambizioso e prestigioso è sempre quello che non hai ancora raggiunto. Per quello che riguarda invece il momento più elevato della mia carriera, credo proprio di averlo raggiunto oggi: concedere un’intervista a mia figlia!