Gli alunni del Capriotti al Teatro Concordia per la visione di "Io Capitano"
Scritto da Giulia Bassetti – classe 4^ A Liceo Linguistico
Gli studenti dell’Istituto Tecnico del settore Economico e del Liceo Linguistico “Augusto Capriotti”, su proposta delle docenti di Storia e Filosofia, prof.sse Chiara Bellabarba e Fiorella Marchei, si sono recate al Teatro “Concordia” per la visione del film “Io Capitano” di Matteo Garrone, candidato al premio Oscar come miglior film in lingua straniera e vincitore del Leone d’argento per la miglior regia all’ultimo festival del cinema di Venezia.
È la storia di due ragazzi che, nonostante siano nati in un Senegal povero, si nutrono dell’affetto dei propri cari e anche di momenti felici immersi in quell’atmosfera di musica e ballo che l’Africa sa trasmettere; questo fattore ha creato di già una connessione, una sorta di legame tra i personaggi e gli spettatori. Emerge in particolare il semplice desiderio di due ragazzi che cercano il proprio posto nel mondo volendo diventare famosi rapper. Probabilmente è proprio perché tutto viene visto con il loro punto di vista che il film riesce a proporre in maniera efficace dei macro argomenti come le pari opportunità, il maltrattamento, la disperazione dei migranti, la tortura, la precarietà, l’opportunismo, persino il senso della vita con estrema concretezza.
Tutti questi temi legati alla migrazione vengono incanalati in un percorso delineato da questo viaggio compiuto da Seydou e Moussa, due giovani qualsiasi di appena 16 anni. Questo è un viaggio che, nonostante ci ponga davanti agli occhi un’aspra e crudele realtà umana, rappresenta un’allegoria della crescita e della maturità, in cui proprio due ragazzi, si trovano a dover affrontare un passaggio estremamente repentino attraverso una serie di situazioni e difficoltà spesso disumane; devono scavare in loro stessi per trovare nel peggiore dei modi possibili quello spirito di sopravvivenza, quella voglia e quella gioia di vivere che caratterizza la giovane età, l’attaccamento alla vita propria e altrui, la forza di volontà, la consapevolezza di essere sfortunati, che pesa su di loro e li trasforma tuttavia in persone tutt’altro che arrendevoli.
Tutti questi messaggi rendono il film qualcosa di veramente interessante, ma anche nuovo, soprattutto per i giovani che, pur essendo estremamente edotti sull’argomento, in quanto a cifre, numeri e statistiche, sempre privi però di un raffronto diretto, riescono ora a cogliere in maniera immediata la tragicità di questa realtà.
Diventa, dunque, facile finalmente immedesimarsi nella persona di ogni singolo immigrato, aprendo la mente alla sofferenza di un individuo che attraversa il mondo per accaparrarsi il semplice diritto di vivere la propria vita come preferisce.
Dopo la visione del film l’esperienza è stata ulteriormente arricchita dalle testimonianze di alcuni immigrati, ospiti del SAI Together di Grottammare, con storie anche molto diverse tra loro. Toccante è stata la testimonianza di una donna che, sebbene non sia riuscita a dirci molto per la difficoltà ad esprimersi nella nostra lingua e per il trauma che l’ha segnata nel profondo, si è espressa, in effetti, con uno sguardo molto eloquente e con il potere delle parole non dette, che a volte colpiscono più di quelle che vengono pronunciate.
Nel complesso è stata un’esperienza che ha toccato tutti nel profondo, portando a riflettere sulla fortuna di poter esprimere ed esercitare le nostre libertà come desideriamo e lasciando ognuno con una serie di interrogativi che ci aiuteranno in futuro a comprendere di più ciò che spesso può sembrare scontato.